Nell’ambito di specifici servizi volti all’individuazione di soggetti che percepiscono indebitamente l’assegno relativo al c.d. “reddito di cittadinanza”, personale del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina e della Guardia di Finanza della Tenenza di Piazza Armerina, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Enna dr. Massimo Palmeri e dal Sostituto Procuratore dr.ssa Stefania Leonte, hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria, P. G., classe 1977, per essersi resa responsabile di indebita percezione del “reddito di cittadinanza”.
Il risultato è frutto di una importante attività investigativa condotta in sinergia dalle due Forze di Polizia che per settimane hanno posto in essere puntuali servizi di appostamento, le cui risultanze, incrociate con i dati presenti nelle diverse banche dati nazionali, hanno permesso di accertare la responsabilità dell’indagata che ha attestato il falso al fine di percepire indebitamente il beneficio economico.
Risultava che nel nucleo familiare del richiedente vi fosse un soggetto che regolarmente svolgeva attività lavorativa in nero, senza averne indicato tale condizione nella Dichiarazione Sostitutiva Unica.
Al termine delle operazioni gli inquirenti hanno pure avviato la procedura per il recupero della somma percepita non dovuta.
Continuano ulteriori approfondimenti su altre persone.
Piazza Armerina. Polizia e Guardia Finanza individuano falsa percettrice del “reddito di cittadinanza”
Razzo cinese in caduta libera, allerta della Protezione civile anche in Sicilia (Palermo, Messina, Enna e Catania): “State al chiuso”
Razzo cinese in caduta libera, allerta della Protezione civile anche in Sicilia: “State al chiuso”.
La caduta di frammenti potrebbe interessare la parte settentrionale dell’Isola: Palermo, Messina, Enna e Catania. La situazione è monitorata dalle autorità nazionali che invitano i cittadini a “comportamenti di auto protezione”. Tra i consigli anche quello di stare lontani dalle finestre e dalle vetrate.
Il razzo spaziale cinese “Lunga marcia 5B” è in caduta libera e anche in Sicilia – soprattutto Palermo, Messina, Enna e Catania – scatta l’allerta. La pioggia di frammenti potrebbe interessare diverse regioni italiane e c’è anche l’Isola. La situazione è in continua evoluzione ed è costantemente seguita dalla Protezione civile con Asi (Agenzia spaziale italiana), ufficio del Consigliere militare della presidenza del Consiglio, rappresentati del ministero dell’Interno – dipartimento dei Vigili del Fuoco, della Difesa – Coi, dell’Aeronautica militare – Isoc e degli Esteri, Enac, Enav, Ispra e la Commissione Speciale di Protezione civile della Conferenza delle Regioni“.
Salvo Cocina DG della Protezione Civile – informa una nota – che ha partecipato al comitato operativo nazionale convocato d’urgenza sul problema della ricaduta dei frammenti dovuti al rientro del lanciatore spaziale cinese. Potenzialmente interessate nove regioni fra cui la Sicilia settentrionale e centrale (province di Palermo, Messina, Enna e Catania)”.
Al momento la previsione di rientro sulla terra è fissata per le 2:24 del 9 maggio, “con una finestra temporale di incertezza di più o meno 6 ore, all’interno di questo arco temporale sono tre le traiettorie che potrebbero coinvolgere l’Italia che, in totale, interessano porzioni di 9 regioni del Centro-Sud, ovvero Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Le previsioni di rientro saranno soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento del vettore spaziale stesso e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all’attività solare”.
Si parla di “decine di frammenti di non più di un centinaio di chili che precipitano a terra a una velocità di circa 200 Km/h. Possono pertanto danneggiare cose e persone ma ciò con probabilità estremamente bassa”.
La Protezione civile ha fornito anche delle indicazioni per i cittadini invitandoli a “comportamenti di auto protezione”,
Ecco le indicazioni:
è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;
alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero resistere all’impatto. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, di non toccarlo, mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, e dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.
Cina minimizza
La situazione «non merita la creazione di panico: è propaganda occidentale, hanno commentato gli esperti spaziali cinesi. «La maggior parte dei detriti brucerà durante il rientro, lasciando solo una piccolissima porzione che potrebbe cadere sulla Terra, potenzialmente su aree lontane dalle attività umane o nell’oceano».
Il razzo
Il razzo è stato lanciato lo scorso 29 aprile per mettere in orbita il modulo centrale Tianhe di 22,5 tonnellate della nuova stazione spaziale cinese. Il primo stadio, lungo 30 metri e con diametro di 5, non ha raggiunto la velocità orbitale.
Il relitto compie un giro attorno alla Terra circa ogni 90 minuti, e ciò non permette di calcolarne la traiettoria di caduta in un punto predeterminato.
Ad Aidone, Barrafranca e Piazza Armerina segnalati in Prefettura giovani per uso sostanze stupefacenti, tra loro un minorenne
Continua incessante il controllo del territorio da parte del Comando Provinciale Carabinieri di Enna. In particolare la Compagnia di Piazza Armerina, nell’ultimo periodo, è impegnata in una serie di controlli finalizzati a prevenire il consumo di droga, specialmente tra i più giovani e tra gli automobilisti, anche al fine di prevenire rischi per la circolazione stradale. Tutte le aree della giurisdizione sono state oggetto di scrupolosi controlli da parte dei militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, in particolare i luoghi frequentati dai ragazzi e numerose sono state, infatti, le perquisizioni eseguite nelle diverse zone di spaccio per contrastare il fenomeno del consumo degli stupefacenti. Ad Aidone sono stati due i giovani di 27 e 25 anni, trovati in possesso di quasi 3 grammi di marijuana, a Barrafranca un giovane 31 anni è stato segnalato poiché trovato in possesso di uno spinello, mentre a Piazza Armerina un giovanissimo di soli 16 anni è stato trovato in possesso di quasi 7 grammi di marijuana, nascosti in una confezione di tabacco all’interno dei pantaloni. I Carabinieri ricordano che le persone segnalate per l’articolo 75 del D.P.R. 309/90, cioè per uso personale di sostanze stupefacenti, vengono convocate per un colloquio in Prefettura con il servizio sociale durante il quale vengono date informazioni sul procedimento in corso e sulle conseguenze anche legali a cui va incontro chi fa uso di droghe, il tutto al fine di un suo recupero. Si tratta anche uno spazio dove è possibile approfondire altre questioni legate all’uso di sostanze stupefacenti, riflettere e confrontarsi con un assistente sociale. Le sanzioni amministrative che possono essere inflitte prevedono, tra le altre, la sospensione della patente, del passaporto e dell’eventuale porto d’armi.
Incidente autonomo sulla A19, un morto allo svincolo di Enna
Incidente mortale sull’autostrada A19 “Palermo-Catania” nei pressi dello svincolo di Enna, nel primo pomeriggio di oggi. Nel sinistro, avvenuto autonomamente, un’autovettura è uscita di strada e il conducente, Christian Papa, un ragazzo di 26 anni, di Francavilla di Sicilia. ha perso la vita.
Il giovane stava viaggiando a bordo della sua Renault Clio quando all’altezza del viadotto Ferrarelle, tra Enna e Caltanissetta, avrebbe perso il controllo del mezzo precipitando dal viadotto.
Il 118 di Caltanissetta ha inviato l’elisoccorso ma il ragazzo, sbalzato fuori dal veicolo, sarebbe morto sul colpo. Il traffico è rimasto provvisoriamente bloccato in direzione Palermo, in prossimità del km 112,800.
Razzo cinese rientrato sull’Oceano Indiano. Detriti spaziali: il problema della nostra generazione
Alle 4.45 di questa mattina era ben visibile su Roma a occhio nudo. Il secondo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B è rientrato nell’atmosfera sull’Oceano Indiano, in un’area vicina alle isole Maldive. Lo rende noto l’ufficio per il volo umano dell’agenzia spaziale cinese Cnsa. Il rientro è stato confermato anche dai dati del Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (Norad). Rispetto alle stime iniziali, indicavano come probabile punto di rientro, anche il bacino del Mediterraneo. Il tavolo tecnico del Dipartimento della protezione civile aveva già escluso l’interessamento del territorio italiano, dichiarato concluse le attività operative, e chiuso il Comitato Operativo.
In queste ore siamo stati tutti concitati e impauriti a causa di possibili “cadute” di frammenti provenienti da uno stage di lanciatore cinese che è andato “fuori controllo”. Ora, partendo dal presupposto che è molto remota la possibilità che un frammento colpisca il nostro Paese, merita comunque interesse la “salute” del nostro cielo per quanto concerne la presenza, ormai purtroppo troppo massiccia, dei cosiddetti “detriti spaziali”. Il detrito spaziale è vera e propria spazzatura, perché non è altro che un oggetto prodotto dall’uomo e che orbita intorno alla Terra senza che però tale oggetto sia più utile a qualcosa. Da cui un detrito spaziale può essere un satellite non più operante, uno stage di un lanciatore, scaglie di vernici, materiale particellare prodotto dalla propulsione e così via. Fino agli anni ’50 del secolo scorso il nostro spazio era “pulito”, in quasi mezzo secolo siamo praticamente immersi. Secondo una catalogazione, sono circa 9000 i detriti spaziali che sono più grandi di 20 cm. Di questi 9000 possiamo anche individuare delle “famiglie” di provenienza, infatti circa il 22% sono satelliti ormai non più funzionanti il 17% è costituito da stadi propulsivi di razzi che sono rilasciati nel lancio, il 13% è costituito invece da elementi che si usano normalmente sui satelliti artificiali quali bulloni, coperture termiche, o semplice scaglie di vernice. È comunque interessante valutare anche che il 43% circa è costituito da frammenti dovuti a circa 150 esplosioni e a pochissime collisioni, 2 o 3 al massimo. Questi 9000 detriti, grazie alla loro grandezza, possono essere catalogati e osservati mediante tecnica radar (ed esistono centri specializzati per far ciò come vicino a Bonn), ma anche attraverso i telescopi.
Oltre a questi 9000 detriti dalla grandezza di 20 cm, dobbiamo tenere in considerazione oggetti più piccoli che, purtroppo, non possono essere osservati e catalogati ma solamente stimati. E, secondo queste stime, esistono decine di migliaia di oggetti di dimensioni inferiori, dai 10 cm fino a 1 cm, spingendoci addirittura a parecchi miliardi di oggetti minuscoli, tra 0,1 mm e 1 cm. Direte voi: “E che sarà mai un oggetto di 0,1mm?” Questo “che sarà mai” non deve essere sottovalutato perché pur se parliamo di dimensioni ridotte, l’elevatissima velocità relativa, circa 10 km/s, nel caso di una collisione in orbita bassa, una particella di solo 1 grammo equivale a un’automobile lanciata in corsa. Fortunatamente “siamo corsi ai ripari” e le costruzioni spaziali mandate in orbita sono progettate per poter essere abbastanza resistenti alle piccole collisioni (che avvengono), oltre al fatto che, nella peggiore ipotesi di un eventuale scontro più importante, si possono attuare manovre di correzione orbitale.
Ovviamente, essendo rifiuti e data l’imponenza del numero di questi rifiuti e delle conseguenze che si possono avere, bisogna cercare di inquinare meno il nostro spazio. Inizialmente si era pensato di mettere “sotto il tappeto” i detriti attraverso il meccanismo delle orbite cimitero, ma giustamente anche lassù, come quaggiù, a lungo andare ci potrebbero essere problemi con i “loculi”. L’Esa, la nostra Agenzia Spaziale Europea, seppur inquina per il solo 3%, sta mettendo in atto azioni per poter abbattere la creazione di detriti, quali ad esempio far ritornare sulla Terra satelliti che hanno completato il loro ciclo operativo. Serve, comunque, un impegno globale e che l’Onu riconosca la necessità di uno Spazio pulito. Serve una presa di coscienza chiara da parte di Stati Uniti e Russia, maggiori produttori di detriti, su questa interessante tematica.
Lo Spazio, come la nostra Terra, è bene di tutti e sta a noi prendercene cura.
A cura di Alain Calò
Legali don Rugolo hanno presentato istanza a Tribunale Riesame per chiedere scarcerazione
Il Gip di Enna, Maria Luisa Bruno ha rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare dei domiciliari, presentata dai legali di Giuseppe Rugolo, il sacerdote arrestato il 27 aprile scorso con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di minorenni. Gli avvocati Antonino Lizio e Denis Lovison, che lo assistono, hanno presentato istanza al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione di Rugolo.
Pietraperzia. Chiuso provvisoriamente bar per violazione norme covid-19
Continuano i controlli da parte delle forze dell’ordine nel far rispettare le norme impartite per contrastare il diffondersi del covid19. Una particolare e oculata attività viene svolta soprattutto in quei luoghi ove senza alcun giustificato motivo i giovani si riuniscono costituendo veri e propri assembramenti. In tale ottica, i Carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina, durante i servizi sul territorio, stanno continuando ad effettuare controlli negli esercizi commerciali ove maggiore è la presenza di persone. In particolare, i militari della Stazione di Pietraperzia, Comune fino a pochi giorni fa vincolato dalla zona rossa, hanno verificato nella serata di sabato scorso che, nelle immediate adiacenze ed all’interno di un bar del centro del paese, erano presenti molti giovani avventori intenti a consumare bevande, creando dei pericolosi assembramenti. Alla vista dei militari, i clienti si sono dileguati nelle strade limitrofe, mentre nei confronti del titolare dell’esercizio è stata elevata la prevista sanzione amministrativa, nonché veniva disposta la relativa chiusura temporanea dell’attività per la durata di 5 giorni. L’azione dell’Arma dei Carabinieri, improntata a tutelare la salute pubblica specie in questo momento difficile, sia dal punto di vista sanitario che economico e sociale, è mirata a sensibilizzare le persone affinché attraverso una convivenza rispettosa di tutti si possa limitare al massimo i contagi ed uscire da questa terribile pandemia.
Caso Rugolo: chiarimenti Diocesi di Piazza Armerina e legali Vescovo. Replica Avv.Parasiliti Molica, precisazioni Avvocati Mons.Gisana
A seguito della restrizione agli arresti domiciliari del sacerdote Giuseppe Rugolo e delle numerose ricostruzioni giornalistiche e d’opinione diffuse in questi giorni, nella maggior parte dei casi distorte da elementi non rispondenti al vero riguardanti il ruolo e la condotta del Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana, è la stessa Diocesi a voler fornire elementi di chiarezza all’opinione pubblica, dopo averli già forniti alla Magistratura: elementi che, in un contesto di così profondo turbamento collettivo per una vicenda tanto dolorosa, sono necessari non solo a evitare rappresentazioni mediatiche dei fatti pericolosamente distorte, ma innanzitutto a ribadire che la ricerca della verità e della giustizia, la tutela delle vittime di ogni eventuale reato e la custodia della comunità dei credenti che ne stanno condividendo la sofferenza sono sempre state e restano le priorità di Mons. Gisana, animato dal desiderio che la Chiesa assicuri sempre la massima trasparenza sul proprio operato.
Nel ricordare che Mons. Gisana ha collaborato con gli organi inquirenti sin dal primo momento in cui la giovane vittima e la sua famiglia hanno preso la decisione di sporgere all’Autorità giudiziaria la denuncia sugli abusi, decisione che – è bene precisarlo – apparteneva insindacabilmente solo al diretto interessato, i legali del Vescovo – avvocati Maria Teresa Montalbano e Gabriele Cantaro – precisano che per quanto di sua competenza il Vescovo stesso ha compiuto tempestivamente ognuno dei passi che le circostanze di volta in volta hanno reso necessario. «Sin dalla prima richiesta di colloquio da parte della famiglia, fatta pervenire al Vescovo da parte di un sacerdote della Diocesi nell’agosto 2016, Mons. Gisana si è immediatamente dichiarato disponibile ad ogni forma di ascolto e valutazione», spiegano i legali: «È bene ricordare che solo due anni dopo, nell’ottobre 2018, il giovane interessato, già maggiorenne, ha effettivamente deciso di raccontare al Vescovo la delicata vicenda che aveva vissuto, consentendo a Mons. Gisana di dare immediato avvio all’Investigatio Praevia, secondo le regole del diritto canonico. Essa è stata condotta da Giudici Rotali esterni alla Diocesi, in assoluta indipendenza e con l’audizione dei testi indicati dalle parti. Nonostante la decisione di archiviazione presa dai Giudici in quella sede, Mons. Gisana ha ritenuto comunque di operare un provvedimento di allontanamento nei confronti di Rugolo, con apposito decreto, contenente precise prescrizioni sottoposte alla vigilanza delle autorità ecclesiastiche preposte al suo caso».
Gli avvocati Montalbano e Cantaro ribadiscono inoltre con fermezza che «nessuna offerta di denaro è stata effettuata dal Vescovo al giovane coinvolto, così come ancora falsamente si continua ad insinuare, mentre numerose sono state al contrario le pressioni ricevute da Mons. Gisana da parte dell’avvocato della famiglia per ottenere del denaro. Ovviamente, l’unica disponibilità ad assicurare un sostegno economico da parte della Diocesi sarebbe stata collegata all’eventuale necessità, inizialmente fatta presente dai genitori, di assicurare al giovane il proseguimento di un percorso terapeutico, non certo con carattere risarcitorio e soprattutto con modalità assolutamente trasparenti».
«Mons. Gisana – concludono gli avvocati – ha operato sempre in modo chiaro e per il bene delle persone coinvolte, prima rispettando l’espressa richiesta di massima riservatezza della famiglia per la tutela del giovane e poi, una volta avviata l’indagine della magistratura ordinaria, consegnando immediatamente tutti i documenti alla Procura della Repubblica di Enna, nel cui operato il Vescovo continua a confidare, esprimendo la propria massima fiducia nei percorsi della giustizia».
DICHIARAZIONE DELL’AVVOCATO ELEANNA PARASILITI MOLICA IN RISPOSTA AL COMUNICATO STAMPA DELLA DIOCESI DI PIAZZA ARMERINA
“Le gravi inesattezze e i generici riferimenti contenuti nel comunicato stampa, diramato dalla Diocesi di Piazza Armerina, oggi, che contiene oltre le dichiarazioni del Vescovo Rosario Gisana anche quelle dei due legali Gabriele Cantaro e Maria Teresa Montalbano, mi impongono, mio malgrado, di replicare affermando che, essendo stata nominata dalla vittima solo per quanto attiene alla vicenda penale, non ho mai intrattenuto rapporti con la Diocesi di Piazza Armerina e, meno che mai, con il Vescovo Gisana. A fronte delle gravi risultanze processuali che emergono dell’ordinanza firmata dal Gip , un diverso contegno della Diocesi sarebbe stato utile nel cammino di riabilitazione dell’immagine. Non seguirò, certo, la Diocesi e i suoi difensori sul terreno delle provocazioni. La vittima e la sua famiglia annunciano che intraprenderanno tutte le azioni volte a censurare il contenuto diffamatorio e calunnioso contenuto nella nota della Diocesi”.
CASO RUGOLO, PRECISAZIONE DEI LEGALIDI MONS. GISANA
“La replica legale della famiglia della giovane presunta vittima del caso di abuso che ha portato all’arresto del sacerdote Giuseppe Rugolo, avv. Eleanna Parasiliti Molica, alla nota diffusa ieri dalla Diocesi di Piazza Armerina e contenente anche le nostre dichiarazioni tese a fare chiarezza sulla linearità della condotta del Vescovo Gisana, è frutto di un equivoco che rischia di ingenerare l’ennesima, pericolosa distorsione nella corretta ricostruzione della vicenda offerta tramite i media all’opinione pubblica.
Leggiamo con sorpresa che l’avvocato Parasiliti ci attribuisce ‘gravi inesattezze’ e si preoccupa di ‘smentire’ i passaggi che riguarderebbero il suo diretto coinvolgimento, quando in nessun caso abbiamo accennato alla sua condotta o alla sua persona, posto che il nostro unico cenno all’operato del legale della famiglia della persona offesa era, con assoluta chiarezza, riferito al periodo precedente l’avvio dell’indagine giudiziaria: esse sono quindi relative all’operato di un altro professionista, che all’epoca assisteva la famiglia, le cui dichiarazioni sono state riportate persino nel contesto di una trasmissione televisiva a diffusione nazionale, circostanza che anche l’avvocato Parasiliti dovrebbe conoscere.La presunta ‘provocazione’ di cui la stessa si ritiene destinataria è, dunque, del tutto inesistente.
Il contenuto della nota della Diocesi di Piazza Armerina, con le nostre dichiarazioni, è integralmente provato dal punto di vista documentale e orientato – necessità ora ancor più rilevante – unicamente a fare definitiva chiarezza su alcune gravi ed infondate affermazioni che hanno riguardato il ruolo del Vescovo Gisana, ribadendone l’assoluta trasparenza e l’inequivocabile impegno a difesa della stessa vittima”.
Avvocati Maria Teresa Montalbano e Gabriele Cantaro
Nicosia. Sospeso il Presidente del Consiglio Ivan Bonomo
Dopo la sentenza avvenuta il mese scorso con condanna ad un anno di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, a seguito di accusa per concussione indotta, è stato notificato al Presidente del Consiglio Ivan Bonomo il decreto del Prefetto di sospensione dalla carica ricoperta.
Tale sospensione vedrà cessati i propri effetti decorsi 18 mesi.
Ricordiamo che Ivan Bonomo, all’epoca dei fatti contestatigli, ricopriva il ruolo di assessore durante il primo mandato del Sindaco Bonelli, carica da cui si dimise. Nelle ultime elezioni, ripresentatosi nella lista in appoggio al candidato e riconfermato sindaco Luigi Bonelli, ha ricevuto un largo consenso risultando il candidato con più voti in assoluto. Da consigliere, Ivan Bonomo è stato poi eletto presidente del Consiglio.
Ovviamente vi aggiorneremo su ulteriori sviluppi in merito a questa vicenda che da diverso tempo sta creando un ampio dibattito nel Comune di Nicosia.
Caso Rugolo. Tribunale Riesame: inammissibile (per errore tecnico) richiesta scarcerazione presentata dai difensori
Il Tribunale del Riesame ha dichiarato inammissibile la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori, Antonino Lizio e Denis Lovison, per cui rimane ai domiciliari don Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna arrestato il 27 aprile scorso a Ferrara (città dove era stato trasferito nell’ottobre del 2019 dal vescovo della Diocesi di Piazza Armerina), dopo l’inchiesta della Procura di Enna, con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danni di minori.
L’Avvocato Antonino Lizio ha voluto affermare che il ricorso è stato dichiarato inammissibile per un errore di indirizzo di trasmissione, pertanto non è stato esaminato.
Incarico alla Kore di Enna: Patrizia Monterosso deve restituire 26 mila euro
La condanna diventa definitiva: Patrizia Monterosso deve restituire 26 mila euro per l’incarico aggiuntivo all’Università Kore di Enna. La decisione è della sezione di appello della Corte dei Conti, presieduta da Giuseppe Aloisio, che ha accolto la tesi della Procura regionale guidata da Gianluca Albo.
La legge prevede nel caso dei dirigenti con incarico apicale – Monterosso, oggi alla guida della fondazione Federico II, allora era segretario generale della Regione – il principio di omni comprensività del trattamento economico. Non si possono avere, dunque, ulteriori retribuzioni. Nel caso di funzioni non apicali gli enti pubblici presso i quali i dirigenti regionali svolgono l’incarico “aggiuntivo” devono versare il 100% del compenso nelle casse della Regione siciliana. Quest’ultima liquida il 50% al dirigente e versa la metà rimanente in un apposito fondo. Non devono esserci pagamenti diretti fra ente e dirigente.
Monterosso in passato è stata consigliere di amministrazione dell’Università Kore di Enna e contemporaneamente prima capo di gabinetto del presidente della Regione e poi segretario generale. Era stata designata nel 2011 su richiesta dell’università e su indicazione dell’allora governatore Raffaele Lombardo per il consiglio dei garanti. Quindi sarebbe transitata nel consiglio di amministrazione dal 2012 al 2015. Per farlo serviva, però, l’autorizzazione dell’amministrazione regionale. Non ha retto la testi difensiva secondo cui, l’incarico alla Kore “non è riconducibile alla qualifica rivestita nell’apparato amministrativo regionale, ed esulerebbe totalmente dai compiti e dalle funzioni di Capo di Gabinetto e di Segretario Generale e sarebbe stata retribuita dalla Kore a titolo professionale”.
by livesicilia.it
Enna. Dodicenne ferita a scuola da un’alunna affidata a insegnante di sostegno: aveva portato da casa il coltello da cucina
Ferita con un coltello nel bagno della scuola e medicata al pronto soccorso dell’ospedale “Umberto I” di Enna. E’ accaduto a una ragazzina di 12 anni, allieva della scuola media “Garibaldi” di Enna (Direzione Didattica “De Amicis”), aggredita da una compagna che per i problemi psichici dei quali è affetta è seguita da un insegnate di sostegno. La ragazza che ha 14 anni, aveva portata da casa il coltello da cucina con il quale ha ferito al volto, alle braccia, alle mani e a un orecchio la compagna.
La dodicenne (2° media), dopo la violenta colluttazione, è riuscita a divincolarsi e ha raggiunto il corridoio dove è stata soccorsa. “Poteva capitare a qualsiasi ragazzino – ha detto la madre della giovane ferita – ed è grave che avesse portato un coltello da cucina proprio con l’intento di fare male a qualcuno”. La quattordicenne (3# media) che è stata allontanata dalla scuola avrebbe spiegato che il suo intento era proprio ferire qualcuno. Il dirigente scolastico ha informato la magistratura dell’aggressione.
In un primo momento si era diffusa la voce che la giovane accoltellatrice fosse una ragazza con problemi relazionali e psichici affidata a una insegnante di sostegno. In realtà la notizia è stata smentita dal dirigente della scuola media dove è avvenuta l’aggressione. Si tratta di un’altra alunna della scuola, affidata sì a una insegnante di sostegno ma non per problemi psichici.
Il fatto è successo nella mattinata di lunedì, oggi la ragazza accoltellata è rientrata a scuola.
Enna, genitori Vanessa Scialfa incontrano Questore Basile: “morte ragazza presenta punti oscuri”
Giovanni Scialfa e Isabella Castro, genitori di Vanessa, hanno incontrato il Questore di Enna, Corrado Basile, al quale hanno espresso apprezzamento e fiducia nell’operato della Polizia di Stato, pur ribadendo che, secondo loro, la vicenda della morte della figlia ha ancora dei punti oscuri che andrebbero approfonditi.
Il Questore ha voluto ribadire la sua personale vicinanza e quella della Polizia di Stato ai genitori della giovane vittima e la incondizionata disponibilità, nel caso ce ne fosse bisogno, per gli eventuali approfondimenti che venissero disposti dall’Autorità Giudiziaria competente.
La giovane Vanessa, appena ventenne, fu uccisa il 24 aprile 2012 dal fidanzato, Francesco Lo Presti, allora 34 anni, dopo soli 79 giorni di convivenza. L’uomo strangolò la ragazza con un cavo del lettore dvd e la finì, soffocandola, con uno straccio intriso di candeggina. Ignoto il movente che in un primo momento era apparso la gelosia ma smentito dalla Cassazione che, invece, ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per il Lo Presti.
Cosa o chi sta dietro gli attacchi a Mons.Gisana, Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina?
Pubblichiamo una riflessione di Gianluca Floridia, attivista di Libera.
La recente notizia dell’arresto di un sacerdote della diocesi di Piazza Armerina ha giustamente suscitato nei giorni scorsi molto scalpore.
Non si può essere che fiduciosi nell’operato delle Forze dell’Ordine e della Magistratura perché facciano piena luce sull’intera vicenda senza fare sconti a nessuno, come è normale che sia in uno stato di diritto, in particolare quando si tratta della tutela di giovani e di minori.
Quello che invece non desta affatto fiducia (quanto invece molti punti interrogativi), sono gli attacchi a mezzo stampa senza un briciolo di contraddittorio – come vorrebbe serietà professionale – nei confronti di una persona di riconosciuta sobrietà e stile evangelico come il vescovo mons. Gisana.
Secondo gli autoproclamatosi arbitrariamente detentori dell’Unica verità, il pastore Gisana sarebbe da identificare e sovrapporre meccanicamente al sacerdote che avrebbe compiuto fatti di cui inizialmente il vescovo non era neanche a conoscenza (essendo gli stessi stati commessi peraltro nel 2009, quando don Gisana non era neanche vescovo, e di cui comunque egli è venuto a conoscenza solo nel 2016).
Inoltre, come poi ratificato da Papa Francesco con il Motu Proprio del 2019 – i documenti vanno letti sul serio e non solo citati come nelle veline delle agenzie di stampa – mons. Gisana già nel 2016 accertatosi della necessità del caso, chiede al sacerdote che lo informa di far venire i genitori del giovane coinvolto, i quali incontrano il vescovo nel 2017. Quest’ultimo chiede ai genitori di far venire il loro figlio maggiorenne che va dal vescovo nel 2018. A quel punto il vescovo si adopera per un’indagine previa sul sacerdote in questione che viene consegnata alla Congregazione per la Dottrina della fede, informando successivamente anche la Segreteria di Stato e in ultimo la Congregazione per il Clero. Questi ultimi non ritengono ci siano le condizioni per procedere e lasciano il vescovo all’unica scelta possibile: portare il presbitero protagonista della vicenda in un contesto (Ferrara) con il supporto dell’assistenza terapeutica pertinente e sotto la supervisione di un altro pastore credibile proprio in virtù della sensibilità ai più deboli, agli ultimi, mons. Perego, già Direttore nazionale della Caritas Migrantes e anch’egli attento ai problemi dei più vulnerabili, giovani compresi.
Quindi, scusandoci, riprendiamo il percorso fatto per cercare di capire: dal 2016 al 2019, il vescovo Gisana interpella gli organi ecclesiastici competenti, passando poi nel 2019 al trasferimento “in custodia”, con le opportune terapie e non solo, il presbitero protagonista della vicenda.
Ci chiediamo: perché ci si appella al Motu Proprio di Bergoglio (2019) quando Gisana si è mosso nel pieno spirito del Motu Proprio e comunque secondo gli indirizzi pastorali di Bergoglio?
Ci chiediamo: perchè si parla di offerte coi soldi della Caritas quando agli inquirenti mons. Gisana – come persona informata, ndr – ha appena chiarito che non c’è stata alcuna offerta da parte della Chiesa?
Che senso avrebbe mai infatti (per chiunque) dichiararsi totalmente disponibile agli inquirenti e un secondo dopo fare alla stampa dichiarazioni non riscontrabili nel pieno delle verifiche in corso?
Da semplici uomini della strada ci chiediamo inoltre: avendo seguito pedissequamente lo spirito e le indicazioni del Motu Proprio di papa Francesco, avendo rispettato pienamente le regole e la legalità, perché si insiste a ritenere che sarebbe dovuto essere il vescovo a denunciare alla magistratura ordinaria e non i genitori della vittima ad esempio, o perché no la stessa vittima, ormai più che maggiorenne? Ha mai forse il vescovo impedito a qualcuno di portarsi alla Procura della Repubblica?
In definitiva: cosa si chiede realmente al vescovo Gisana?
Chi c’è realmente dietro questi attacchi ai pastori voluti da Bergoglio e vicini alla sua sensibilità?
Si è talmente persa la lucidità anche minima che addirittura in post su Fb – oltre che attacchi giornalistici assai violenti – si fa riferimento a una petizione a favore del sacerdote in questione (Rugolo) senza neanche la briga di rileggere quanto scritto e magari controllare per accorgersi che la petizione dei fedeli di Piazza Armerina è invece a solidarietà del vescovo e del suo operato sotto il profilo umano e pastorale (e non quindi per Rugolo). Si spacciano per presenza costante e continuativa delle partecipazioni di Rugolo a circostanze circoscritte (una catechesi on line del vescovo, ad esempio), proprio a Enna dove il sacerdote ha la residenza di origine. In ogni caso partecipazioni frutto di una scelta di disobbedienza al mandato del vescovo al quale non era stato comunicato nulla.
Quando ci si mette sopra il “piedistallo dei moralmente più puri” e da questo pulpito si denunciano dei reati trovando semplicisticamente capri espiatori, facilmente si può passare da sostenitori della vittima a emulatori del carnefice.
Al vescovo san Romero d’America (martire in El Salvador) dissero – prima del martirio, ovviamente – che era “fragile psicologicamente” e non in grado di reggere le responsabilità della propria diocesi. Quindi andava rimosso.
Per non parlare dei profeti laici, come Falcone e Borsellino, oggi tanto osannati nelle ricorrenze ufficiali ma denigrati in vita fino al limite della sevizia. Proprio a Falcone dicevano – chi in buona fede, chi no – che non denunciava i mandanti dei delitti politici e che “teneva le carte nei cassetti”. Più volte la Chiesa di Bergoglio è finita sotto attacco per poterne minare la credibilità del nuovo stile pastorale: ricordiamo ad esempio qualche anno fa l’attacco denigratorio nei confronti di fra Giovanni Salonia, subito dopo la sua elezione a vescovo ausiliare a Palermo. Tutto non a caso finito in una bolla di sapone.
Non vorremmo che tutta questa triste e dolorosa vicenda, che sarebbe da trattare con massimo rispetto in nome proprio delle vittime sia invece una grossa occasione strumentale per fare confusione a danno degli esponenti di punta di Bergoglio in Sicilia. Per dire che in fondo sono tutti uguali e che per questa nostra terra ‘bellissima e disgraziata’ neanche nei suoi uomini di frontiera e di maggiore coraggio pastorale si potrà trovare Speranza.
Noi non possiamo essere neutrali. Saremo sempre dalle parte delle vittime più fragili, vicino ai più giovani, anzitutto, ma saremo dalla parte delle vittime anche quando queste appartengono alla Chiesa.
Riteniamo, secondo il più elementare buon senso, che occorrerebbe lasciare lavorare la magistratura, evitando di allestire sommari tribunali di piazza. In alternativa allo stato di diritto c’è infatti solo la sicurezza che ogni forma di tribunale di piazza con i suoi giudizi sommari determini spesso enormi ingiustizie, come conferma non a caso la vicenda di Gesù che proprio da un piazza, senza né prove né contraddittorio fu condannato a morte al grido di “Barabba!”.
Folle corsa, dopo il coprifuoco, per le strade di Enna bassa denunciato 32enne
Nella nottata i Carabinieri della Compagnia di Enna, impiegati in un servizio di controllo del territorio finalizzato anche al contrasto del mancato rispetto delle disposizioni per il contenimento dell’emergenza sanitaria, hanno segnalato per il reato di resistenza a Pubblico Ufficiale un 32enne di Enna. Nel dettaglio, il giovane, alla guida della propria autovettura, sulla quale viaggiava insieme ad un amico, in un orario nettamente al di là delle prescrizioni governative relative al coprifuoco, nonostante l’alt intimatogli dai Carabinieri, non ottemperava all’obbligo dandosi alla fuga per le strade di Enna Bassa ed obbligando i militari all’inseguimento. La fuga si concludeva dopo qualche chilometro di folle corsa tra alcune le strette strade residenziali del centro abitato. Al conducente del mezzo, oltre alla denuncia penale per resistenza e per guida sotto l’effetto di sostanze alcoliche, sono state elevate varie sanzioni per molteplici infrazioni al Codice della Strada e per la violazione della normativa anti Covid-19.
Valguarnera. Dopo 11 anni assolto il vigile urbano Giuseppe Pelligra accusato di molestie sessuali ai danni di una donna
Valguarnera. La Corte di Appello di Caltanissetta, in riforma della sentenza di condanna emessa dal GUP di Enna in data 12 febbraio 2019, assolve dal reato di molestie sessuali nei confronti di una donna valguarnerese, il vigile urbano Giuseppe Pelligra,“perché il fatto non sussiste”. L’agente di Polizia Municipale difeso dagli avvocati Carmelo Peluso del foro di Catania e Patrizia Farruggio del foro di Enna, era stato condannato in 1^ grado dal Tribunale di Enna ad un anno e due mesi di reclusione nonché al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dei pubblici uffici per la durata della pena, oltre al risarcimento pecuniario in favore della vittima. I fatti risalgono al settembre 2010 allorquando una donna del luogo denunciò il Pelligra per molestie sessuali. Secondo la denuncia presentata, il vigile nella qualità di pubblico ufficiale e nell’esercizio delle sue funzioni avrebbe approfittato della donna per degli approcci sessuali, mentre questa si trovava da sola all’interno della sua abitazione. Secondo sempre l’accusa, il vigile l’avrebbe afferrata per il collo, le avrebbe palpeggiato il seno e tentato di baciarla. La Procura, a seguito della denuncia, aprì un fascicolo e avviò un procedimento penale a carico del vigile, ma questi venne dopo qualche mese scagionato dalla testimonianza dell’ex comandante della Polizia Municipale del luogo Villareale che dichiarò che nel giorno ed ora in cui si sarebbe ipotizzato il reato si trovava con lui. Ma non finì lì perché il caso venne riaperto qualche anno dopo, esattamente nel 2016, allorquando un altro vigile sempre in servizio presso la locale stazione di Valguarnera dichiarò alla Procura che il comandante che aveva testimoniato a favore del Pelligra, qualche mese prima gli aveva confidato di aver reso falsa testimonianza per salvare il collega. Riaperta l’indagine, per Pelligra scattò il rinvio a giudizio per il reato di molestie sessuali e la condanna dopo il processo ad un anno e 2 mesi di reclusione. Adesso la Corte di Appello di Caltanissetta a distanza di 11 anni dai fatti ha messo la parola fine all’odissea patita da Giuseppe Pelligra che lo ha scagionato con formula piena da ogni accusa. “Finalmente dopo 11 anni di odissea- ha dichiarato soddisfatto Giuseppe Pelligra- ho avuto giustizia. Ringrazio principalmente la mia famiglia che ha sempre creduto nella mia innocenza e mi ha sempre sostenuto nella ricerca della verità che adesso finalmente è venuta fuori. Questo lungo periodo è stato un inferno per tutti noi, essere messo alla gogna per un reato così infamante è una cosa gravissima che non auguro al peggior nemico. Voglio ringraziare infine i miei legali per l’eccellente lavoro che hanno portato avanti negli anni.
Rino Caltagirone
Piazza Armerina. Arrestati un 55enne colpevole dei reati di minacce, lesioni e tentata violazione di domicilio ed un 44enne per furto, stalking e violenza
Nell’ambito dei controlli volti alla verifica del rispetto delle misure per il contenimento del contagio da Covid-19, i Carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina hanno intensificato i servizi preventivi sul territorio, in particolare nei luoghi ritenuti sensibili per gli assembramenti o possibili luoghi di spaccio di sostanze stupefacenti. Nell’occasione sono state controllate anche le maggiori arterie stradali attraverso mirati posti di controllo con l’utilizzo dell’etilometro per prevenire gli incidenti, a volte anche mortali sovente causati dall’abuso di alcol o dall’uso di droghe. In particolare, i militari della Stazione di Piazza Armerina, nel corso dei citati servizi, hanno anche rintracciato e tratto in arresto due pregiudicati, un 55enne ed un 44enne, in ottemperanza di due ordini di esecuzione per l’espiazione di pena definitiva emessi dall’Ufficio Esecuzioni penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Enna e di Pesaro. I due, ritenuti definitivamente colpevoli, rispettivamente il primo per i reati di lesioni, minacce e tentata violazione di domicilio commessi nel 2010, il secondo per i reati di stalking, furto aggravato e violenza a Pubblico Ufficiale commessi tra il 2009 ed il 2017, sono stati arrestati dai militari della Stazione di Piazza Armerina. Una volta espletate le formalità di rito, gli arrestati sono stati tradotti presso le rispettive abitazioni, dove sconteranno, in regime di detenzione domiciliare, la pena definitiva rispettivamente di sei mesi e di un anno e tre mesi. Nel corso dei servizi effettuati che hanno visto il dispiegamento di numerose pattuglie su tutto il territorio della giurisdizione, sono state identificate oltre 160 persone, controllate 121 autovetture e 19 esercizi commerciali nell’ambito dell’intero territorio della Compagnia della città dei mosaici. Sono state anche sanzionate per le norme anti Covid due persone poiché, trovate in luogo pubblico, senza la prevista mascherina.
Ventenne di Calascibetta a Caltanissetta tenta di entrare al Tribunale per i minori con un coltello in tasca
Fallisce il tentativo di entrare al Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta con un coltello in tasca. Un ventenne di Calascibetta incappare nei controlli degli addetti alla sorveglianza del plesso giudiziario di via Don Minzoni. Il giovane, nella tasca del giubbotto, aveva con sé un coltello con lama a chiusura della lunghezza complessiva di 15 centimetri. Arma saltata fuori nell’istante in cui il metronotte lo ha invitato a far scorrere il giubbotto nel varco bagagli. Dopo alcuni attimi di tensione con il ragazzo, il vigilantes ha contattato il 112. I carabinieri intervenuti hanno sequestrato il coltello al giovane che è stato denunciato per porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere.
Arrestato 45enne di Piazza Armerina, ruba auto ma viene localizzato ed arrestato a San Cono
I Carabinieri della Stazione di San Michele di Ganzaria, in San Cono, hanno arrestato un 45enne di Piazza Armerina, responsabile di furto aggravato.
Nella tarda serata la pattuglia dei militari, impegnata in un servizio di perlustrazione del territorio, aveva ricevuto dalla centrale operativa una nota di ricerca relativa ad un’autovettura oggetto di furto, una Peugeot 208, poco prima asportata in Piazza Armerina.
La ricerca si è rivelata ben presto fruttuosa perché l’autovettura, riconoscibile per alcune decalcomanie applicate sulla parte posteriore, è stata localizzata nei pressi di un bar del centro cittadino.
Immediatamente i militari hanno individuato un uomo nei pressi del veicolo, il quale, a seguito delle loro domande, ha effettivamente confermato di averla appena rubata dopo che il proprietario l’aveva abbandonata con le chiavi inserite per scaricare un pacco.
L’arrestato è stato posto agli arresti domiciliari in attesa delle determinazioni dell’Autorità Giudiziaria.
Riceviamo e pubblichiamo dal proprietario dell’auto:
in merito all’articolo sull’auto rubata a piazza armerina pubblicato, volevo fare una precisazione dato che sono il proprietario del veicolo in questione, le chiavi erano inserite ma l’auto non è stata assolutamente abbandonata soprattutto per scaricare un pacco. La parola abbandonata non è assolutamente pertinente.
Interdittiva antimafia del Prefetto per un’impresa individuale di Enna
Il prefetto di Enna Matilde Pirrera ha adottato un’interdittiva antimafia nei confronti di un’impresa individuale assegnataria diretta di lavori da parte del comune di Barrafranca, per il quale è stato disposto lo scioglimento per infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Durante le indagini, infatti, sono emersi gravi elementi di contiguità tra il titolare dell’impresa destinataria dell’interdittiva e la locale consorteria mafiosa, che, nel corso degli anni, ha monopolizzato e consolidato il suo controllo criminale sul territorio del comune.
Obiettivo del provvedimento è quello di escludere soggetti economici legati ad ambienti della criminalità organizzata da qualunque rapporto con la Pubblica Amministrazione e tutelare la libera concorrenza del mercato economico.