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Pietraperzia: Bobcat ritrovato a 300 metri dal luogo del furto

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Pietraperzia. Avvenuto furto, ad opera di ignoti, nell’oleificio Palascino Srl di contrada Rancitito. Ignoti, nella notte, si sono arrampicati all’altezza di un punto luce in vetro alto circa due metri e mezzo che si trova nella parte posteriore dell’edificio. Hanno praticato un grosso buco e si sono catapultati all’interno dell’oleificio. Hanno poi rubato il bobcat custodito nello stesso capannone e gravemente danneggiato la saracinesca di ingresso per crearsi un varco all’uscita. Non contenti, hanno poi scardinato il cancello di ingresso allo spiazzale e la grossa barra metallica che proteggeva l’ingresso alla struttura. I ladri hanno poi abbandonato il muletto a circa 300 metri dall’oleificio. Il punto in cui è stato abbandonato, si trova sulla strada inter poderale verso le contrade “Serra di Mezzo” e “Musalà”.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione cittadina di viale Don Bosco che hanno avviato indagini a 360 gradi. L’oleificio della società Palascino Srl è di proprietà dell’avvocato Luigino Palascino, ex sindaco di Pietraperzia, e dei suoi due figli; Salvatore e Dario. Luigino Palascino, stamattina arrivato a Rancitito, ha dichiarato: “Speriamo che le forze dell’ordine riescano ad individuare i malviventi anche per dare un minino di serenità al nostro paese”. intanto i carabinieri stanno esaminando in maniera molto scrupolosa, le immagini della videosorveglianza sistemate tutte attorno all’oleificio, sia all’interno che all’esterno.

Gaetano Milino


Il Sole 24 Ore. Classifica dei tribunali più efficienti: Enna in coda

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Non è affatto detto che i tribunali dove ci sono forti scoperture di organico siano anche quelli meno produttivi. Ovviamente, vale anche la regola inversa: pur disponendo di tutti i magistrati e del personale amministrativo, ci sono uffici giudiziari che arrancano.
Così, per esempio, il tribunale di Bolzano, che pure lamenta il 33% di scoperture tra le toghe e il 53% fra gli addetti alle cancellerie, nell’ultimo anno è riuscito ad aggredire l’arretrato in modo significativo e a ridurre i tempi dei processi: performance che gli valgono il primo posto in classifica. Enna, invece, che fa registrare risultati meno brillanti, ma non per questo negativi, è l’ultimo della classe, perché poteva, invece, contare sulla piena copertura degli organici.
La non automatica correlazione tra forze in campo e produttività è uno degli elementi messi in luce dalla ricerca condotta da Fabio Bartolomeo, direttore del servizio statistica del ministero della Giustizia nonché rappresentante italiano presso la Cepej, la commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa. Il ranking risponde all’esigenza del ministro Andrea Orlando di tenere sotto controllo il livello di servizio offerto dagli uffici giudiziari.
Lo studio – che l’autore definisce «sperimentale» – prende in considerazione il settore civile e, in particolare, gli affari contenziosi, ovvero quelli più complessi da un punto di vista procedurale, trattati dai 140 tribunali fino al 1° gennaio scorso. A questi processi sono stati applicati più parametri: l’anzianità dell’arretrato (quello ultratriennale fa scattare i risarcimenti della legge Pinto per l’irragionevole durata del procedimento); i tempi delle cause; il clearance rate (rapporto tra tutte le cause definite e iscritte), che misura la capacità di smaltire l’arretrato; la copertura degli organici. La ricerca precisa che, per quanto dal punto di vista dei servizi al cittadino non si dovrebbe tener conto dei vincoli organizzativi interni dei tribunali, per misurare le performance non si può ignorare l’indicatore del personale, perché si tratta di una «variabile indipendente dalla responsabilità dei dirigenti degli uffici».


È la combinazione di questi parametri che assegna il primo posto al tribunale di Bolzano. Un risultato ottenuto «lavorando molto e grazie alla collaborazione dei magistrati – spiega il presidente, Elsa Vesco – e nonostante i vuoti in organico: qui mancano 14 giudici su 39. Per migliorare il servizio abbiamo aggredito l’arretrato storico ma, in parallelo, abbiamo lavorato sui nuovi procedimenti, sulla base di programmi annuali monitorati mensilmente».
Ai primi posti della classifica ci sono anche grandi tribunali come Torino e Milano (rispettivamente, al 9° e 11° posto), a dimostrazione che non sempre le migliori performance si registrano negli uffici medio-piccoli. E questo nonostante Torino e Milano abbiano forti scoperture di organico, a cui si è fatto fronte – come in tutti gli altri tribunali premiati dal ranking – con la riorganizzazione del lavoro e delle strutture.
Un altro dato messo in luce dalla ricerca è una “territorialità” dell’efficienza: nella parte alta della classifica si trovano soprattutto tribunali del Nord (il primo del Centro è Sulmona, che occupa il quinto posto), mentre quelli dell’Italia centro-meridionale affollano la parte bassa del ranking. Più in particolare, nelle prime 30 posizioni, quasi il 16% dei tribunali è del Nord (3,6% del Centro e 2% del Sud), mentre nelle ultime 30 gli uffici del Nord sono lo 0,7%, quelli del Centro il 3% e del Sud il 18 per cento. E questo – sottolinea la ricerca – nonostante le scoperture di personale amministrativo siano soprattutto al Settentrione, dove si registra una media del 25% contro la media nazionale del 21 per cento. Più omogenee, invece, le lacune di magistrati (il 13% di media nel 2016), senza particolari scompensi geografici.
La disomogeneità delle performance tra i tribunali e tra le diverse zone del Paese è, secondo lo studio, «molto (forse troppo) ampia». Come dimostrano, per esempio, i 342 giorni necessari per definire una causa ad Aosta, contro i 2.094 di Lamezia Terme.

di Antonello Cherchi e Valentina Maglione per Il Sole 24 Ore

Prefettura Enna: estinta la Fondazione Kore

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La Prefettura di Enna rende noto che il 10 marzo u.s., il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, sezione staccata di Catania, con la sentenza n. 00470/2017 ha dichiarato la sopravvenuta carenza di interesse nel giudizio sul provvedimento di Commissariamento della Fondazione Kore, adottato da questa Prefettura nel gennaio 2016.
In particolare, a seguito alla rinuncia al ricorso avverso il suddetto provvedimento, presentato dall’ex presidente del C.d.A. della Fondazione Kore, il contenzioso inerente il provvedimento scaturito nell’ambito dell’attività di vigilanza posta in essere da questo Ufficio si è concluso, determinando l’irrevocabilità del provvedimento adottato.
Al riguardo si precisa, altresì, che alla luce delle favorevoli pronunce in sede cautelare adottate dal TAR Sicilia – sez. di Catania e dal Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo, si è proceduto a dichiarare l’estinzione della Fondazione Kore.

Guardia Finanza Enna rapporto annuale su attività operativa 2016 e progettualità 2017

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Enna. Questa mattina presso la Sala Briefing della caserma “Finanziere Cataldo LOMBARDO” del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Enna, il Comandante Provinciale – Colonnello Giuseppe Licari – alla presenza dei Comandanti dei Reparti territoriali, ha presentato in conferenza stampa le attività svolte e i risultati conseguiti nel 2016 dalle Fiamme Gialle ennesi nella lotta contro l’evasione fiscale, a tutela della spesa pubblica, nel contrasto alla criminalità economica e finanziaria, al riciclaggio ed alla corruzione.
Sono state fornite informazioni di specifico interesse e di approfondimento sulle progettualità dell’anno in corso e sul rafforzamento dei rapporti di cooperazione e scambio informativo tra la Guardia di Finanza, le Agenzie fiscali, le altre Istituzioni, nonché la collaborazione di polizia.
In particolare:
– 263 interventi di polizia economica e finanziaria eseguiti nel 2016.
– 2547 interventi nel settore del contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali che hanno dato luogo a 23 proposte di sequestro per un valore pari a 15.043.342,00 ed n. 1 già eseguito per un valore pari a 216.919,00; accertati 25 casi di frodi i.v.a.
– Denunciati 381 persone per truffa aggravata in danno dell’inps per un ammontare di circa 4milioni di euro e scoperti oltre 40 lavoratori in “nero”.
– Segnalati alla magistratura contabile 408 persone per danni erariali pari ad oltre 9 milioni di euro.
– Confiscati centinaia di migliaia di euro alla criminalità di stampo mafioso riconducibili ad un esponente di rilievo della famiglia di valguarnera caropepe; denunciate 3 persone per un appalto pubblico irregolare del valore di quasi 300 mila euro.
– Sequestrati 4303 prodotti contraffatti, piratati o pericolosi, per un valore superiore a 40 mila euro.

Il comunicato stampa diramato dal Comando di Enna:
Conformemente agli indirizzi ricevuti dall’Autorità di Governo e definiti dagli Organi di Vertice del Corpo, le Fiamme Gialle Ennesi hanno indirizzato l’attività al contrasto dell’illegalità sistemica che danneggia il Bilancio pubblico e l’economia legale con intento di ripristinare le necessarie condizioni di giustizia e solidarietà sociale.
Le strategia operativa è stata articolata su tre obiettivi “strategici” ed un obiettivo “strutturale”, perseguiti attraverso specifici piani operativi corrispondenti alle esigenze di tutela dell’economia e contro ogni forma di illegalità finanziaria.
I citati obiettivi attengono a tre aree strategiche di primaria importanza per il Corpo, riassumibili nel Contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali, agli illeciti in materia di spesa pubblica ed alla “criminalità economico-finanziaria”. Ai quali si aggiunge un ulteriore obiettivo strutturale afferente il concorso alla sicurezza interna ed esterna del Paese in sinergia con le altre FF.PP. ed Istituzioni.
Nell’ambito dei primi due obiettivi le attenzioni investigative delle Fiamme Gialle di Enna sono state orientate principalmente nelle verifiche e controlli all’I.V.A. e alle Imposte Dirette, in materia di lavoro nero e irregolare, nonché nel settore dell’economia sommersa ed in materia di impiego delle risorse pubbliche.
In riferimento al terzo obiettivo, la lotta alla criminalità economica ed il contrasto alle altre forme d’illegalità sono state condotte mediante un’azione sistemica e mirata contro i patrimoni illeciti a disposizione delle organizzazioni criminali e di chi vive abitualmente di proventi derivanti da attività delittuose manifestando ricchezze sproporzionate rispetto agli effettivi redditi dichiarati.
Si rassegnano di seguito i maggiori risultati conseguiti nel decorso 2016, nel contesto dei diversi obiettivi strategici.

CONTRASTO ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI
Al fine di contrastare i fenomeni evasivi più gravi, nell’anno 2016 sono stati condotti oltre 2.500 interventi mediante una ricerca informata a criteri di qualità dei controlli ed una accurata selezione a monte per limitare l’impatto ispettivo sulle attività economiche, aumentando, al contempo, il recupero d’imposta evasa nelle seguenti aree d’interesse Istituzionale,
pervenendo in particolare:
 al recupero a tassazione di oltre 24 milioni di euro di base imponibile e alla constatazione di evasione I.V.A. per circa 9 milioni di euro.
Inoltre, al fine di assicurare il versamento delle somme evase all’Erario, sono state avanzate alle competenti Autorità proposte di sequestro cautelare e per equivalente di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare pari a circa 15 milioni di euro;
 a seguito di indagini di polizia giudiziaria, in materia di reati tributari, alla denuncia di 18 soggetti, (per l’emissione e/o utilizzo di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta) pervenendo al sequestro di oltre 200 mila euro;
 nel contesto di operazioni volte al contrasto della c.d. “sommerso d’azienda” alla scoperta ed alla conseguente verifica di 23 “evasori totali” che, pur avendo svolto attività produttive di reddito, sono risultati completamente sconosciuti al fisco;
 in materia di contrasto al “sommerso da lavoro”, alla scoperta di 40 lavoratori in nero e/o irregolari.

CONTRASTO AGLI ILLECITI IN MATERIA DI SPESA PUBBLICA E ALL’ILLEGALITA’ NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Un efficace contrasto agli sprechi di denaro pubblico ed alla corruzione consente un utilizzo più trasparente ed efficiente dei finanziamenti nazionali e comunitari. In tale ambito, il controllo della spesa pubblica attuato dalla Guardia di Finanza, consente la scoperta di truffe, abusi e sprechi, favorendo così migliori e sempre maggiori servizi alla collettività.
Nel peculiare settore sono stati sottoposti al vaglio dei Reparti del Comando Provinciale di Enna provvidenze pubbliche e/o comunitarie pari a circa 19 milioni di euro, accertando indebite percezioni per oltre 12 milioni di euro e deferendo 449 soggetti all’Autorità Giudiziaria. In tema di reati contro la Pubblica Amministrazione, sono stati denunciati 36 soggetti per peculato, abuso d’ufficio e concussione e 10 deferiti per irregolarità delle procedure di affidamento di appalti pubblici.
In materia di Danni Erariali sono stati deferiti alla Magistratura Contabile 408 soggetti, accertando danni ammontanti ad oltre 9 milioni di euro.
Sono state eseguite, inoltre, numerose verifiche sulla sussistenza dei requisiti per ottenere “prestazioni sociali agevolate” e l’esenzione dal ticket sanitario.

IL CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ ECONOMICO-FINANZIARIA
Sotto il profilo dell’analisi dei flussi finanziari, procedura che consente di individuare concretamente capitali illeciti che inquinano il mercato danneggiando la libera concorrenza, la Guardia di Finanza, quale unico organo di Polizia Giudiziaria con competenze specialistiche in campo tributario è in grado di colpire tutti quei fenomeni che costituiscono ostacolo alla crescita ed alla realizzazione di un mercato pienamente concorrenziale per garantire lo sviluppo di una società più equa ed attenta ai bisogni di ciascuno.
Nel delicato comparto strategico, le Fiamme Gialle di Enna hanno posto in essere 263 interventi, approfondendo 11 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette ed eseguendo 4 ispezioni antiriciclaggio nei confronti di professionisti.
Inoltre, sono stati eseguiti in materia antimafia:
 n.11 accertamenti patrimoniali che hanno consentito il sequestro e la confisca di cespiti immobiliari pari a circa 350 mila euro riconducibili ad un elemento di spicco della famiglia mafiosa di Valguarnera Caropepe (Enna);
 n.154 accertamenti finalizzati al rilascio della certificazione antimafia.

Infine sono state sviluppate 313 indagini di polizia giudiziaria su delega dell’A.G. concluse con la denuncia di 440 soggetti per varie violazioni.

LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE E ALLA PIRATERIA AUDIOVISIVA E INFORMATICA
L’abusivismo, la contraffazione ed il commercio di prodotti insicuri danneggiano il mercato, sottraggono opportunità e lavoro alle imprese che rispettano le regole, ponendo in pericolo la salute dei consumatori.
In tale ambito sono stati realizzati 19 interventi, procedendo alla denuncia 15 soggetti per contraffazione e pervenendo al sequestro di 5.000 articoli contraffatti per un valore di oltre 40 mila euro, in quanto pericolosi per la salute ovvero recanti false indicazioni di origine e provenienza.

IL CONTROLLO ECONOMICO DEL TERRITORIO E IL CONCORSO ALLA SICUREZZA INTERNA ED ESTERNA DEL PAESE
Nel quadro della più ampia missione di concorso alla sicurezza del Paese, la Guardia di Finanza, attraverso il “controllo economico del territorio”, assicura il costante presidio delle aree di responsabilità, integrandosi con il più ampio dispositivo di controllo messo in atto dalle altre Forze di Polizia.
In tale contesto si contano:
˗ oltre 1.000 pattuglie impiegate nel corso del 2016 nell’ambito del servizio di pubblica utilità “117” che operano 24 ore su 24 sull’intero territorio provinciale per accrescere il livello di prevenzione e sicurezza con riguardo alle varie fenomenologie di criminalità presenti sul territorio;
˗ 250 pattuglie impiegate in specifici piani di azione operativa consistenti in interventi integrati multilivello di controllo d’area, da affiancarsi al pattugliamento ordinario quotidiano.

PROGETTUALITA’ PER L’ANNO 2017
Nel solco della forte e decisa spinta operativa che ha caratterizzato il decorso 2016, il Comando Provinciale della G. di F. di Enna nel 2017 ha già intensificato l’attività finalizzata al contrasto degli illeciti nelle strategiche aree istituzionali, in particolare:

 Tutela Uscite -Politica agricola Comune – ricerca informativa finalizzata alla rilevazione di frodi in agricoltura perpetrate da Imprenditori Agricoli che accedono ai finanziamenti Comunitari previsti nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia.
 Tutela Economia – Riciclaggio e/o Autoriciclaggio – ricerca informativa di soggetti economici che risultano essere inseriti nel tessuto economico Provinciale e che si sospetta siano dediti all’impiego, in attività commerciali, di capitali non giustificati. L’attività informativa de qua è finalizzata alla individuazione di tali soggetti, la rilevazione di eventuale collegamenti con la C.O. e la verifica della strategia operativa da attuare, non escludendo l’eventuale inserimento nella programmazione delle verifiche;
 Tutela Entrate – ricerca informativa riguardante soggetti completamente sconosciuti al fisco e/o con elevata sperequazione tra i redditi dichiarati e patrimonio posseduto;



Operazioni di rilievo del Comando Guardia Finanza di Enna

Enna. Sequestrate da GdF migliaia di piastrelle da pavimentazione della Cina a Nissoria altamente nocive per la salute

Leonforte e Regalbuto: GdF sequestra oltre duemila giocattoli e prodotti contraffatti

Azienda Silvo Pastorale Troina. Truffa all’Ag.E.A. per 280 mila euro, GdF denuncia due imprenditori agricoli

Riscossione Sicilia. Esattoria Enna, dipendente si appropria di oltre € 940.000, oltre al dipendente quattro tra funzionari e dirigenti segnalati a Corte dei Conti

Nicosia: misura cautelare di allontanamento per violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, minaccia e lesioni ai danni della moglie

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Nella giornata del 14 marzo 2017, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di P.S. di Nicosia, coordinato dal Commissario Capo Chiara Ricco Galluzzo, ha dato esecuzione alla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare, disposta dal G.I.P. presso il Tribunale di Enna nei confronti di I.P., residente a Nicosia, recentemente deferito all’Autorità Giudiziaria per i reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, minaccia e lesioni ai danni della moglie convivente.
Il provvedimento cautelare, reso necessario al fine di impedire la reiterazione di condotte riconducibili a fenomeni di violenza di genere, si inserisce nell’ambito di un procedimento penale a carico di I.P. soggetto già noto alle Forze dell’Ordine, per essersi reso responsabile già nel 2014 di analoghe fattispecie di reato nei confronti della stessa vittima.
L’attività d’indagine, disposta dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Enna, dott. Francesco Lo Gerfo, è tuttora in corso.

Nicosia: ancora controlli amministrativi presso noto locale della “movida”

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Nella scorsa settimana, dopo un’intensa attività finalizzata alla repressione di illeciti amministrativi nel Comune di Nicosia, personale della squadra amministrativa del Commissariato distaccato di P.S. di Nicosia coordinato dal Commissario Capo Dott.ssa Chiara Ricco Galluzzo, ha effettuato un ulteriore controllo presso un noto locale nicosiano gestito da N.F., al fine di accertare violazioni in materia di igiene e sanità.
Nel corso di tale ispezione, svolta unitamente ai tecnici sanitari della locale ASP, sono state riscontrate delle carenze sanitarie e igieniche e la mancanza della DIA sanitaria per l’edificazione di una struttura “precaria” adiacente allo stesso, costruita nel 2013.
Secondo le vigenti normative sanitarie, l’ esercizio necessita la presenza di servizi igienici per gli avventori, al momento del controllo del tutto mancanti.
Di conseguenza, i tecnici della prevenzione dell’Asp hanno sanzionato l’esercente per la non corretta applicazione dei sistemi e delle procedure HACCP ex art. 6 comma 8 della D. Lgs nr. 193 del 2007 con pagamento in misura ridotta pari a euro 2000, con contestuale intimazione a provvedere ad aggiornare la DIA sanitaria entro dieci giorni.
In mancanza dell’aggiornamento della DIA sanitaria, l’esercente sarà costretto ad eliminare la struttura precaria, nonché i tavoli e le sedie poste all’esterno.

Villarosa: Arresti domiciliari per tre giovani, di notte hanno “saccheggiato” i distributori di snacks, bevande, merendine e caffè del Comune

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Nel pomeriggio del 23.03.2017 i Carabinieri della Compagnia di Enna hanno dato esecuzione a una Ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal GIP presso il Tribunale di Enna (Dr. La Placa) su richiesta della locale Procura (P.M. Dott.ssa Leonte) nei confronti di:
 Stagno Angelo di anni 20 residente a Villarosa (En), disoccupato, pregiudicato;
 Paternò Calogero di anni 20 residente a Villarosa (En), disoccupato, con precedenti di Polizia;
 Merulla Mirko Cateno di anni 24, residente a Villarosa (En) disoccupato, con precedenti di Polizia.
L’attività investigativa, scaturita a seguito del sempre più crescente numero di furti perpetrati all’interno del municipio di Villarosa (EN), ha consentito al personale della Stazione Carabinieri di Villarosa, che ha condotto le indagini per tutto il mese di febbraio 2017 con il supporto anche del N.O.R. della Compagnia, di accertare come i predetti, nel corso di tale periodo, abbiano condotto i vari furti con totale sprezzo delle leggi e delle istituzioni.
Lo sviluppo delle indagini ha poi consentito di acclarare anche il loro modus operandi. Gli arrestati hanno agito nel cuore della notte, muovendosi a piedi tra le vie secondarie del paese, per non essere visti, in prossimità del municipio hanno forzato una finestra della sala consiliare e, una volta introdottisi, nell’immobile del Comune hanno “saccheggiato” i distributori di snacks, bevande e caffè per impossessarsi sia delle monete, circa 100€ in monete, che delle merendine.
Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati ristretti presso le proprie abitazioni e sottoposti agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Leonforte. Adriano Sebastiano Chiovetta detto ‘U francisi’ estradato in Italia da Francia ricercato per traffico di droga – Foto

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Chiovetta Adriano Sebastiano

Farà rientro oggi, presso l’aeroporto di Roma Fiumicino, Adriano Sebastiano Chiovetta, elemento di spicco di una nutrita consorteria criminale siciliana, arrestato nel giugno 2013, a seguito dell’operazione “Nickname”, condotta dal commissariato di P.S. di Leonforte e dagli agenti della squadra mobile della Questura di Enna. L’attività di indagine, diretta dalla DDA di Caltanissetta, portò all’esecuzione di 43 arresti, tra cui 5 minori, di cui 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere e altre 17 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Chiovetta, detto “u francisi”, fu per molti anni tra i più attivi collaboratori dell’organizzazione criminale, capeggiata da Cuccia Pietro; e, mentre si trovava in regime di arresti domiciliari, subito dopo la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, fuggì in Francia.

Attraverso le risultanze investigative del Commissariato di Leonforte ed il coordinamento info-operativo condotto dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – INTERPOL, della Direzione Centrale Polizia Criminale, con i propri collaterali, è stato possibile localizzare e procedere all’arresto del Chiovetta a Parigi, dando esecuzione al Mandato d’Arresto Europeo. All’aeroporto di Fiumicino verranno espletate le formalità dell’arresto sul territorio nazionale presso l’Ufficio di Polizia di Frontiera Aerea, ed immediatamente dopo verrà portato in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria siciliana.

L’indagine, denominata “Nickname” per i soprannomi con i quali gli indagati erano soliti chiamarsi tra loro aveva permesso di acclarare come, nella zona nord della Provincia ennese (Agira, Leonforte, Nissoria, Assoro e Gagliano), il traffico di stupefacenti fosse il settore criminale più remunerativo grazie anche ad una forte e crescente “domanda” e come le locali associazioni criminali si fossero collegate, per la gestione del settore, a personaggi della criminalità, anche organizzata, catanese. L’attività investigativa partì da una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, che documentavano lo smercio di droga ai pusher. Nel corso delle investigazioni sono state intercettate conversazioni di numerosi tossicodipendenti che prendevano appuntamento gli spacciatori, trovandoli poi in possesso di droga in certi casi arrestandoli, denunciandoli oppure segnalandoli alla Prefettura come assuntori.

Enna. “Bonifica Pasquasia” 32 indagati: associazione a delinquere, smaltimento illecito rifiuti, frode, corruzione, falso, peculato, furto, turbativa d’asta, reati fiscali e fondi neri. Per ex Consigliere provinciale: favori elettorali a Barrafranca ed incontri con “famiglie” catanesi

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Enna. Associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti speciali e ferrosi, frode in pubbliche forniture, corruzione, falso, peculato, furto, appropriazione indebita aggravata dall’abuso di prestazione d’opera, turbativa d’asta, reati fiscali finalizzati alla creazione di quantità ingenti di fondi neri destinati al pagamento dei pubblici funzionari. Sono queste alcune delle ipotesi di reato contestate a vario titolo nell’avviso chiusura indagini a 32 persone tra imprenditori edili, esponenti politici, funzionari pubblici, professionisti e due funzionari del corpo Forestale della Regione Siciliana nell’ambito dell’inchiesta “bonifica Pasquasia” coordinata dalla Dda nissena. Tra le ipotesi contestate anche quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Tra i destinatari dell’avviso di chiusura indagini c’è anche il barrese Giuseppe Regalbuto,ex consigliere provinciale e presidente della commissione per le miniere dismesse Urps, che per le ipotesi di reato formulate dai Pm Maria Carolina De Pasquale, Roberto Santi Condorelli e Luigi Leghissa avrebbe alimentato “un rilevante allarme sociale tramite una campagna di stampa e numerose dichiarazioni pubbliche” sui “rischi ambientali esistenti a Pasquasia e inesistenti programmi di riapertura produttiva del sito minerario”. Dichiarazioni che portarono al sequestro del sito nel 2011. Ad alimentare allarme sociale sarebbe stato anche Gaetano Bognanni, commissario capo e dirigente del distaccamento di Enna per il corpo forestale regionale. Dopo il sequestro, il commissario straordinario per le bonifiche aveva disposto il bando per la messa in sicurezza, un appalto da 8 milioni di euro vinto nel 2013 dalla società “1 Emme” di Bergamo, dell’imprenditore Pasquale Gattuso. Il progetto originario di smaltimento dell’amianto presente nel sito minerario sarebbe stato modificato da Diego Mammo Zagarella, Rup dei lavori nonostante l’esistenza di un progetto già avviato con incarico conferito e regolarmente pagato dal precedente soggetto attuatore. Il nome dell’ex consigliere provinciale Regalbuto ritorna più volte nell’avviso conclusione indagini. Sarebbe stato complice di Mario Vicari, Carlo Cateno Regalbuto, Gaetano Bognanni e Vincenzo Ferrarrello ispettore forestale, nel 2013 e fino al momento della consegna dei lavori all’impresa bergamasca, nella sottrazione dall’interno del sito minerario di ingenti quantitativi di materiali ferrosi, legname e cavi e parti in rame di impianti elettrici di cui avrebbero provveduto alla cessione e allo smaltimento illecito per un profitto personale. Per operare indisturbati durante i turni di servizio e in occasione degli illeciti, Carlo Cateno Regalbuto avrebbe spento gli impianti di videosorveglianza fatti realizzare con un ingente stanziamento dalla struttura commissariale. Mammo Zagarella, incaricato successivamente della consegna dei lavori all’impresa di Gattuso, avrebbe continuato, invitando l’impresa ad appropriarsi del materiale ferroso, a tacere su quando accadeva, consentendo le pratiche di sottrazione per consentire all’impresa il pagamento della tangente a lui destinata. Gli altri, consapevoli di quanto accadeva e ottenendo da ciò personale profitto mediante accordi di volta in volta stipulati o con l’uno o con l’altro dei protagonisti della vicenda avrebbero ottenuto assegnazioni di lavori o assunzioni da parte dell’impresa, omettendo o alterando l’esecuzione dei lavori, in violazione delle normative anche di prevenzione. Ancora a Giuseppe Regalbuto si contesta di avere chiesto appoggio elettorale ad una “famiglia” barrese per una lista civica per le amministrative 2012, in cambio di buoni benzina e successivi favorì amministrativi per imprese vicine a “cosa Nostra” legati ai lavori di messa in sicurezza di Pasquasia. Indagati sono Giacomo Aranzulla, Antonino Giuseppe e Michele Berna Nasca, Gaetano Bognanni, Giuseppe Chiavetta, Rosario Consiglio, Giuseppe Costanza, Salvatore Di Grazia, Vincenzo Ferrarello, Pasquale Gattuso, Vincenzo Guadagno, Antonino, Fortunato e Salvatore Ipsale, Santo La Puca, Salvatore La Rocca, Sergio Aldo Lo Faro di 46 anni, Diego e Salvatore Mammo Zagarella, Raffaele, Pasquale e Salvatore Migliore di 58, 52 e 56 anni di Napoli. Giuseppe Minnicino, Luigi Morici, Giuseppe e Carlo Cateno Regalbuto, Lorenzo Rossi, Paolo Giulio Ruisi, Antonino Russo, Eugenio Vecchio, Marco Vicari.

Le accuse nei confronti di Giuseppe Regalbuto, ex consigliere provinciale e presidente della Fand, presidente della commissione per le miniere dismesse dell’Urp sono abbastanza pesanti e tra queste vi è quella di “procurato allarme sociale”. Tutto parte dagli interventi per la bonifica della miniera di Pasquasia sulla quale Regalbuto si è battuto sin dall’inizio dell’incarico presso l’Unione delle Province. La bonifica di Pasquasia è stata chiesta a gran voce proprio da Giuseppe Regalbuto, il quale sosteneva e sostiene che Pasquasia può dare ancora lavoro a tante persone. Contattato per avere una sua versione dei fatti, Giuseppe Regalbuto dopo una pausa di riflessione, ha deciso di esternare il suo pensiero in quanto si ritiene innocente su tutto. “In relazione al procedimento penale che mi vede indagato – dichiara Giuseppe Regalbuto – desidero affermare la mia totale estraneità ai fatti che mi sono stati contestati. Sono sicuro di non avere mai commesso alcun reato e di avere agito nella piena legalità avendo come obiettivo primario il bene della mia terra e dei miei conterranei. Ho sempre perseguito l’obiettivo dello sviluppo economico allo scopo di combattere la disoccupazione che affligge i nostri giovani e che li costringe per questo motivo ad emigrare”. “Da cittadino onesto – prosegue Giuseppe Regalbuto – vivo come una grave e afflittiva pena l’essere accusato di comportamenti che sono l’esatto contrario di quanto credo. Ho la più totale fiducia nella Magistratura e fornirò tutti i possibili chiarimenti nelle sedi più opportune per evitare che sulla mia persona possano continuare queste gravi accuse”.


Tiziana Tavella e Flavio Guzzone per La Sicilia

Agira. Sale sulla scala esterna del liceo per prendere il pallone e cade, morto bambino di 10 anni

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Agira – Non ce l’ha fatta il piccolo Mario Terzo, il bambino di 10 anni che nel pomeriggio di ieri, nel tentativo di recuperare un pallone, è caduto dalla scala esterna del liceo linguistico Abramo Lincoln di Agira, in provincia di Enna.

Il piccolo si trovava insieme ad alcuni compagni e con loro stava giocando nello spiazzo davanti all’istituto quando, per cause ancora da accertare, è caduto dalla scala battendo violentemente la testa.

Il bambino è stato soccorso tempestivamente prima dai medici del 118 e poi dall’elisoccorso che lo ha trasportato all’ospedale Cannizzaro di Catania dove è morto intorno alle 20.

Oggi un minuto di silenzio in ricordo del piccolo sarà osservato in tutte le scuole di Agira. Il comune darà un contributo economico alla famiglia, padre disoccupato e madre casalinga.

La Procura di Enna procede contro ignoti.

Terremoto ML 2.4 il 28-03-2017 ore 21:10, 5 km E Nicosia

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Un terremoto di magnitudo ML 2.4 è avvenuto nella zona: 5 km E Nicosia (EN), il

28-03-2017 19:10:48 (UTC) 28-03-2017 21:10:48 (UTC +02:00) ora italiana
con coordinate geografiche (lat, lon) 37.76, 14.46 ad una profondità di 45 km.

Il terremoto è stato localizzato da: Sala Sismica INGV-Roma.

Comuni entro 20 km dall’epicentro
Le distanze sono calcolate in base alle coordinate geografiche del Municipio (Istat).
Comune Provincia Distanza (km) Popolazione Cumulata Popolazione
Nicosia EN 5 13899 13899
Cerami EN 7 2006 15905
Gagliano Castelferrato EN 9 3593 19498
Sperlinga EN 9 805 20303
Capizzi ME 10 3176 23479
Nissoria EN 11 3000 26479
Agira EN 13 8345 34824
Troina EN 13 9373 44197
Leonforte EN 14 13439 57636
Assoro EN 15 5191 62827
Castel di Lucio ME 19 1294 64121
Regalbuto EN 20 7277 71398

Due giovani agli arresti domiciliari, fermati allo svincolo di Agira con mezzo chilogrammo di marijuana

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Stavano probabilmente rientrando da Catania i due giovani fermati dalla polizia e arrestati in flagranza perché in possesso di mezzo chilogrammo di marijuana. I poliziotti della squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte hanno bloccato Filippo Pergola e N.C.. Nel corso della perquisizione è stato scoperto l’ingente quantitativo di marijuana. Fitto riserbo degli inquirenti su un’operazione che è ancora in corso e che non hanno reso note le dinamiche del fermo e dell’arresto, né se questo è avvenuto dopo che i due giovani avevano lasciato l’autostrada A 19 e avevano imboccato la strada provinciale che conduce ad Agira. Sembra che i due fermati stessero rientrando da Catania o, comunque dall’area etnea e si sospetta che fossero andati a rifornirsi di stupefacente, probabilmente da rivendere poi ad Agira e ai consumatori dei Comuni dell’hinterland. Ai due giovani è stata contestata l’accusa di detenzione a fini di spaccio, considerato il quantitativo rinvenuto. Per Pergola e Cammarata disposti gli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto che dovrebbe tenersi domani. Lo scorso febbraio la questura di Enna aveva coordinato una vasta operazione antidroga ad “alto impatto”, battezzata “Pusher” che ha impegnato tutti i commissariati ennesi, che in 24 ore di controlli, perquisizioni e setacciamenti, ha portato a 5 arresti spaccio di droga, a numerose denunce e al sequestro di oltre un chilogrammo di marijuana tra Leonforte, Assoro e Piazza Armerina.

Identificata una banda di falsari napoletanti che hanno raggirato un commerciante di Valguarnera

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Valguarnera. Identificata una banda di “mariuoli” campani che circa venti giorni fa avrebbero perpetrato una truffa di 30 mila euro circa, ai danni di un noto grossista valguarnerese di prodotti tipici locali. Il commerciante infatti, qualche giorno prima avrebbe ricevuto una telefonata da una pseudo ditta napoletana la quale, convinta dalla ottima qualità dei prodotti e dalle buone referenze della ditta locale, avrebbe inteso acquistare una notevole quantità di questi prodotti. Fissato telefonicamente l’appuntamento, dopo qualche giorno, si sarebbero presentati nella sede del grossista valguarnerese, con un camion venuto appositamente dalla Campania, 4-5 persone che con fare affabile e rassicurante avrebbero chiuso l’affare e portati via i prodotti. Questi, così come pattuito, sarebbero stati regolarmente pagati con assegno circolare emesso da un importante istituto di credito napoletano. Sembrava tutto regolare a prima vista, ma purtroppo per il grossista quell’assegno circolare che sembrava perfetto con tanto di bolli e nome della banca emittente, era falso. E quelle persone che si sarebbero presentate poco prima con fare perbene, non erano altro che una banda di falsari. Il commerciante infatti, non sarebbe stato aggirato con banconote false o assegno bancario a vuoto, ma con un assegno circolare, considerato di massima sicurezza nei pagamenti. Un  tipico assegno questo, che può essere emesso da qualsiasi istituto di credito e pienamente garantito dallo stesso istituto per l’intero ammontare. L’amara sorpresa del raggiro arriva il giorno successivo, quando ormai era tremendamente tardi. Recatosi infatti nella propria banca per mettere l’assegno all’incasso, dopo lunghi momenti di attesa, il commerciante si vede rispondere dall’impiegato allo sportello che quel titolo era falso e che quindi non poteva essere pagato perché mai emesso dall’istituto emittente. Si sarebbe trattato infatti, dopo accurate indagini di un titolo clonato dalla banda di malfattori. Da subito scattano le indagini da parte dei carabinieri di Valguarnera comandati dal luogotenente Nicola Lo Moro, indagini che attraverso meticolosi riscontri vanno a buon fine. Infatti a distanza di una ventina di giorni i falsari vengono identificati. A quel che sembra si tratterebbe- ma le indagini dei Carabinieri sono ancora in corso- di una banda che già in precedenza avrebbe aggirato altri commercianti con lo stesso sistema. I malviventi, dopo le contestazioni del caso da parte dei militari, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per truffa aggravata.

Rino Caltagirone

Piazza Armerina, ventottenne ucciso perché vantava un credito di cento euro, sentenza definitiva arrestati padre e figlio

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Vincenzo Puglisi Cannarozo

Gli uomini della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina hanno eseguito l’arresto a carico di due soggetti piazzesi, padre e figlio, PUGLISI CANNAROZZO Guglielmo, classe ’61 – con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e la persona – e PUGLISI CANNAROZZO Vincenzo, classe ’90, in esecuzione del provvedimento della Procura Generale presso la Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, che dispone la carcerazione dei congiunti, a seguito della sentenza definitiva di condanna per l’espiazione della pena di 14 anni, tre mesi e otto giorni di reclusione per essere stati riconosciuti colpevoli dei reati di seguito descritti

A) del delitto previsto e punito dagli artt. 110 e 575 e 61 nr. 1 c.p. perché in concorso tra loro cagionavano la morte di ABATI Calogero, colpendolo con un grosso coltello.

B) del reato p.p. e dall’art.4 l.110/75 e 61 nr. 2 c.p. per avere portato, al di fuori della loro abitazione e senza giustificato motivo, n. 2 grossi coltelli da cucina con lama da punta e da taglio.

Fatti entrambi commesso in Piazza Armerina, in data 25.09.2013.

I fatti risalgono al settembre 2013, allorquando una violenta lite portava all’omicidio di Calogero ABATI, classe 1984, manovale di Piazza Armerina, ucciso con due fendenti all’emitorace sinistro. All’epoca le articolate e complesse le indagini della Polizia (condotte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. di Piazza Armerina) portarono all’arresto dei due congiunti.

In particolare, nel corso della mattina del 25 settembre 2013 si erano registrati i primi contrasti tra la vittima ed il PUGLISI CANNAROZZO Guglielmo a causa della richiesta del primo di cento euro per lavori di ristrutturazione effettuati in un negozio di proprietà dello stesso PUGLISI. Questi, di contro, avrebbe rimandato la consegna del denaro alla ultimazione degli interventi previsti; da qui una prima accesa discussione posto che l’ABATI pretendeva la consegna del denaro. Calmati gli animi, poco dopo, l’ABATI tornava nuovamente presso il bar di proprietà di Vincenzo PUGLISI CANNAROZZO pretendendo i soldi. Si verificava un’altra animata discussione che veniva sedata dall’intervento di alcune persone presenti sul posto. Ancora una volta, dopo essersi allontanato, l’ABATI – accompagnato da un parente – tornava e, brandendo un coltello, inveiva contro i PUGLISI, tanto che ne scaturiva un alterco, a seguito del quale restava ferito ad una spalla Vincenzo, che è stato poi medicato presso l’ospedale di Piazza Armerina riportando diversi punti di sutura. A questo punto, i PUGLISI avrebbero prelevato dall’interno del bar due grossi coltelli per contrastare l’aggressore; immediato l’intervento di alcuni astanti – tra cui il parente dell’ABATI ed un congiunto dei PUGLISI – per separare i contendenti i quali però riuscivano a divincolarsi, tanto che l’ABATI – dopo essere stato colpito all’addome con un coltello – tentava di darsi alla fuga allontanandosi a piedi. Tuttavia, dopo essere stato inseguito, rovinava a terra, perdendo molto sangue. Immediatamente soccorso sia dal parente che dagli stessi aggressori, giungeva cadavere presso l’ospedale di Piazza Armerina.

Guglielmo Puglisi Cannarozo

L’ispezione cadaverica eseguita dal medico legale consentiva di verificare la presenza di due grosse e profonde ferite all’altezza dell’emitorace sinistro. Innumerevoli le testimonianze raccolte dagli investigatori nella immediatezza dei fatti; importanti elementi sono stati acquisiti grazie al filmato di una videocamera di un vicino esercizio commerciale che ha parzialmente ripreso le fasi dell’evento. L’Autorità Giudiziaria procedente, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, a seguito degli elementi raccolti, ha emesso provvedimento di fermo di indiziato di delitto a carico dei due indagati.

I due venivano riconosciuti colpevoli già nella sentenza di primo grado, pena poi inasprita in appello, veniva confermata successivamente in Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dai due congiunti con ordinanza dello scorso 30 marzo.

Gli stessi, dopo gli adempimenti di rito, sono stati ristretti presso il carcere di Enna per espiare la pena la pena definitiva di anni 14 mesi 3 e giorni 8, oltre a pene accessorie, tenuto conto dei periodi di detenzione già sofferti dai due congiunti.

Valguarnera. Giuseppe Draià, 66 anni, trovato morto a 10 metri dal suo trattore in territorio di Aidone

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Valguarnera. Un uomo di 66 anni, Giuseppe Draià del luogo, è stato trovato morto nella tarda mattinata di oggi in contrada Bosco, territorio di Aidone. L’uomo al momento dell’arrivo dei familiari allertati dai vicini è stato trovato a terra con una ferita lacero contusa alla testa a 10 metri dal suo trattore. Da stabilire ancore le cause della morte, se l’uomo si sia sentito male ed è caduto da solo o se è stato sbalzato a terra da un movimento anomalo del trattore. Vana la corsa dell’ambulanza del 118, quando è arrivata non c’era più nulla da fare. Sul posto il medico legale per constatarne il decesso e i carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina che stanno sentendo i vicini ed effettuando i rilievi per stabilire le dinamiche della morte. Giuseppe Draià era lo zio dell’attuale sindaco, fratello del padre. Era un infaticabile lavoratore e persona stimatissima a Valguarnera.

Rino Caltagirone



foto repertorio


Incidente, nel pomeriggio, sulla Pergusina, due feriti trasportati all’Umberto I un 25enne ed un 76enne

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Enna. Incidente dopo le 17,30 di questo pomeriggio sulla Pergusina, all’altezza di una concessionaria di autoveicoli.
In due i trasportati all’ospedale Umberto I, un 25enne alla guida di una Polo in codice verde ed un 76enne alla guida di una Panda in codice giallo.
Sul posto i Vigili Urbani che stanno effettuando i rilievi, presenti anche i Carabinieri.
Ancora non accertate le cause dell’incidente, da un primo esame sembrerebbe che la Panda fosse ferma a bordo strada.

Nicosia: misura cautelare divieto di avvicinamento a 39enne per avere molestato una minorenne

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Agenti del Commissariato di P.S. di Nicosia hanno dato esecuzione, nei confronti di L.P.M., di anni 39, di Nicosia, alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, per avere molestato una ragazza minore degli anni 18.

Il provvedimento è stata emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Enna su richiesta della Procura della Repubblica che ha fatto proprie le risultanze investigative della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di P.S. di Nicosia.

Le indagini sono scaturite a seguito di denuncia presentata dal padre della minorenne che aveva raccontato di approcci di carattere sessuale da parte dell’indagato.

La ragazza, sentita con l’ausilio di figure specializzate incaricate dall’Autorità Giudiziaria, ha confermato i vari episodi.

I fatti risalgono a qualche mese fa ma solamente adesso ha messo al corrente i propri genitori che non hanno esitato di rivolgersi alla Polizia di Stato, anche al fine di porre termine ad eventuali ulteriori approcci da parte dell’uomo.

L.P.M., noto alle Forze dell’Ordine, non potrà avvicinarsi all’abitazione della ragazza, alla scuola frequentata dalla stessa e in tutti i luoghi frequentati e non potrà comunicare con lei con qualsiasi mezzo.

Nei confronti della giovane è stata attivata da subito la “rete di protezione” anche a cura della Polizia di Stato.

Nicosia. Da Gagliano C.to verso Imperia e Viterbo: segnalate due persone che trasportavano illegalmente 175 capi ovini, solo 41 marcati

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Agenti del Distaccamento Polizia Stradale di Nicosia, nel corso dei servizi di prevenzione, hanno fermato sulla S.P. n. 2, proveniente da Gagliano Castelferrato e diretto verso l’autostrada A/19, un autocarro con 175 capi di ovini.

A bordo del mezzo vi erano due soggetti, D.A. di anni 32 e P.S. di anni 45, originari del Piemonte, da dove erano arrivati presumibilmente il giorno prima, che dovevano poi raggiungere località delle province di Viterbo e Imperia. Questi non erano in grado di esibire i documenti riguardanti il veicolo pesante, mentre producevano documentazione inerente il carico di animali del tutto difforme rispetto al numero di capi effettivamente trasportati, 175, tre dei quali erano morti. Da un’attenta verifica, solamente 41 degli animali risultavano regolarmente acquistati presso un’azienda zootecnica del luogo, mentre tutti gli altri erano privi di marca e bollo identificativo.

Immediatamente veniva richiesto l’intervento del personale del Servizio Veterinario dell’A.S.P. di Nicosia, il quale accertava che molti animali non erano identificabili e che gli stessi risultavano troppo ammassati e privi dello spazio vitale. Per tali motivi l’autocarro veniva fatto portare presso il mattatoio comunale di Troina, dove si procedeva a collocare gli ovini all’interno di un recinto per essere rifocillati e per il relativo controllo sanitario, all’esito del quale si rendeva necessario il sequestro con contestuale affidamento a personale di tale struttura.

L’autista e il passeggero venivano condotti presso gli Uffici di Polizia per le formalità di rito e deferiti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna per concorso in ricettazione e maltrattamento di animali.

Sono tuttora in corso mirate attività investigative per identificare eventuali altri concorrenti nei reati e per l’individuazione della provenienza degli altri ovini non certificati, a chi dovevano essere consegnati e per quali finalità.

Annullata sospensione maestra di Troina Jenny Calabrese di Troina che denunciò maltrattamenti subiti da una alunna nel pavese

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TROINA. Tra i troinesi che stanno ancora in paese e tra quelli che vivono altrove, e sono tanti, la vicenda della maestra Jenny Calabrese, troinese pure lei che da anni vive e lavora in Lombardia, ha suscitato un vivo interesse. Con i mezzi di comunicazione oggi disponibili, quali sono i social media, si sono stretti idealmente attorno a Jenny per sostenerla nell’azione da lei intrapresa per denunciare i maltrattamenti subiti da una sua alunna di 7 anni e per difendersi dalla dirigente scolastica che l’aveva sospesa dal lavoro e dallo stipendio per un giorno perché, secondo lei, Jenny avrebbe danneggiato l’immagine della scuola. Ma come, quel mugnaio prussiano che pensava che ci sarebbe stato un giudice a Berlino che avrebbe riparato il torto subito per mano del signorotto del paese, anche per Jenny c’è stato un giudice a Pavia che le ha reso giustizia. La giudice Donatella Oneto ha dato ragione alla maestra Jenny Calabrese di Troina e torto alla dirigente scolastica di questa scuola primaria di un comune del pavese. Era il padre l’autore dei maltrattamenti sulla bambina, che adesso sta con la nonna paterna. La giudice Oneto ha annullato il provvedimento di sospensione e obbligato la scuola a versare a Calabrese lo stipendio di un giorno che non le era stato pagato a causa del provvedimento di sospensione. Le decisione della giudice è di alcuni giorni fa. L’episodio risale a marzo di quest’anno, quando Calabrese, che è anche una psicoterapeuta, si è accorta che l’alunna entrava in classe spesso con le lacrime agli occhi. Osservandola più da vicino, la maestra ha visto dei lividi sulle braccia e sulle gambe della bambina. La nonna paterna ed un’altra insegnante hanno visto i segni di maltrattamenti sulla bambina. Calabrese ha segnalato ripetutamente per sei mesi il caso alla dirigente scolastica, che la rassicurava dicendole che stava facendo qualcosa per risolvere il caso. Intanto i giorni, le settimana e i mesi passavano, ma la bambina entrava sempre in classe piangendo. A quel punto, la troinese Calabrese, una donna di 38 anni dal carattere forte che di fronte alla sofferenza degli altri non rimane indifferente, si è rivolta ai Carabinieri. La cosa non è piaciuta alla dirigente scolastica, che per tutta risposta decideva di sospendere la maestra Calabrese, che non ha esitato un momento per opporsi al provvedimento di sospensione. “Ho impugnato il provvedimento di sospensione non tanto per i 75 euro di stipendio che mi erano stati tolti, ma per dovere morale”, ha detto Calabrese. Di questa vicenda si sono occupati in questi giorni i talkshow televisivi di rilevanza nazionale. Alla giornalista di una televisione nazionale pubblica che è andata in questa scuola elementare del comune della provincia di Pavia in Lombardia per intervistarla, la dirigente scolastica non l’ha ricevuta. Si sono rifiutate di rispenderle anche altre persone della scuola e del luogo. Dopo aver visto queste sene in tv, si capisce bene il senso della dichiarazione rilasciata da Calabrese subito dopo aver appreso la notizia della sentenza che le dà ragione. Rivolgendo ai suoi colleghi, ha detto: “Spero che facciate lo stesso, il nostro è un compito educativo, non si può essere omertosi”.

Silvano Privitera

Tutele e diritti per i magistrati onorari. Flash mob davanti al tribunale di Enna

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Un flash mob davanti il Palazzo di Giustizia di Enna, questa mattina venerdì 18 dicembre, alle ore 11, per chiedere dignità nel lavoro. A scendere in campo sono stati i Giudici di pace, i Vice Procuratori onorari e Giudici onorari del tribunale di Enna che chiedono qui, come in altre parti d’Italia, tutele, diritti e assistenza nel lavoro.
In Italia sono oltre cinquemila, a fronte degli oltre ottomila togati, indispensabili per lo svolgimenti delle udienze ma, di fatto, ignorati dallo Stato italiano. Lo testimoniano le gravi affermazioni rilasciate dal Ministro Bonafede a seguito di una interrogazione parlamentare, secondo cui la magistratura onoraria esisterebbe “con finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale”. I Magistrati onorari di Enna, ritengono le affermazioni del Ministro inaccettabili e lesive della dignità della Magistratura onoraria, oltre che finalizzate alla creazione di una contrapposizione tra Magistratura professionale ed onoraria, contrapposizione nella realtà inesistente, in quanto i rapporti tra le due categorie sono, da sempre, improntati alla collaborazione e allo spirito di servizio. Di fatto, i magistrati non togati, sono privi di qualsiasi tutela lavorativa e se dovessero, ad esempio, contrarre il covid durate un’udienza ed ammalarsi, come è accaduto, non hanno alcuna assistenza sanitaria. Lo Stato italiano, pur in presenza di una chiara violazione di tutte le direttive in tema di lavoro, così come anche accertato, oltre che dai Tribunali, dalla Corte di Giustizia, e pur di fronte all’inevitabile apertura di infrazione europea con condanna dello Stato al pagamento di ingenti sanzioni, non ha mai mostrato alcuna apertura nei confronti delle legittime rivendicazioni della categoria, per ottenere un trattamento economico e normativo adeguato e commisurato alle funzioni espletate. Un non senso esploso, ancor di più, in questo periodo di pandemia durante la quale i giudici non togati stanno continuando a lavorare senza nessuna tutela previdenziale, assistenziale, malattia, giusta retribuzione. Ecco la decisione di sospendere, oggi, temporaneamente le udienze per ritrovarsi nello spazio antistante l’ingresso del palazzo di Giustizia di Enna, nel rispetto delle normative anti Covid. Alla protesta è giunta la solidarietà del procuratore della Repubblica di Enna, Massimo Palmeri e del magistrato coordinatore dei Vice Procuratori Onorari dell’Ufficio di collaborazione del Procuratore, Stefania Leonte. “Sono figure il cui apporto è più che indispensabile – scrivono in una nota il procuratore Palmeri e il sostituto Leonte – I non togati sono ordinariamente inseriti nelle tabelle degli uffici giudicanti e nei progetti organizzativi degli uffici requirenti. E’ sempre più avvertita l’esigenza che lo Stato riconosca i diritti e le prerogative proprie di tutti i lavoratori in maniera assistenziale e previdenziale anche ai magistrati onorari, perchè hanno un ruolo fondamentale per il buon funzionamento del servizio giustizia”. Solidarietà alla protesta dei magistrati onorari di Enna arriva anche dal presidente del Tribunale, Cesare Zucchetto, il presidente della sezione penale, Francesco Paolo Pitarresi e Marika Motta.

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